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Anfiteatro Minore

ANFITEATRO MINORE

Si conosceva l’esistenza di questo anfiteatro di minore proporzione m.(139x104), grazie alle illustrazioni riportate sul  vaso di vetro di Odemira, una fiaschetta scoperta appunto nel sito dal quale ha preso il nome, che insieme ad altre due rinvenute in diversi luoghi  dell’impero romano (Praga e Pilkington) hanno consentito una ricostruzione dell’antico assetto urbanistico di Pozzuoli, e da questa risultava la presenza di due anfiteatri.

Quello superiore contrassegnato dal simbolo della palma destinato ai combattimenti tra gladiatori e l’altro, più antico, contraddistinto con il simbolo del flagello e probabilmente destinato a rappresentazioni con scene di caccia e uccisione di animali selvatici.

Di quest’ultimo non c’erano tracce evidenti e solo durante le opere di costruzione della linea ferroviaria direttissima Roma-Napoli che lo ha tagliato in due, si è cominciato a riconoscere la struttura e a collegare a esso diversi reperti che prima di allora non esprimevano con chiarezza l’appartenenza e che solo la fotografia aerea ne ha consentito la lettura d’insieme.

I resti riconoscibili di questo anfiteatro sono visibili da via Vigna nei pressi del cavalcavia della metropolitana con una decina di arcate, residue della struttura della cavea. Il rapporto tra l’impianto di questo edificio, con la principale via di comunicazione e con il foro con il quale era allineato, conferma le capacità urbanistiche dei romani e la particolare attenzione che ebbero nei confronti di questa colonia destinata a diventare uno dei principali centri dell’impero.

L’anfiteatro nel suo sviluppo longitudinale seguiva l’andamento della collina con una considerevole economia strutturale che approfittava del pendio per la formazione delle gradinate, poggiate semplicemente su solide fondazioni (arcate cieche), visibili da via Solfatara. L’edificio fu costruito all’inizio del I° sec. a.C. ed era dotato di tre ordini di sedili (ima, media e summa cavea) e fu oggetto di un ampliamento in epoca successiva (età giulio-claudia).

L'edificio era coronato da una galleria che favoriva la circolazione degli spettatori e sulla quale erano poggiate le macchine per il funzionamento del velario, infatti, così come, risulta dalle dette fiaschette, l'edificio era contornato dalle antenne del sistema di ombreggiamento. Il ritrovamento di una cornice modanata di marmo dimostra che doveva essere riccamente decorato e il detto reperto è conservato presso il Lapidarium del vicino anfiteatro Flavio.

L’anfiteatro era talmente frequentato che contenere la folla diventava spesso un problema di ordine pubblico e nonostante fu costruito successivamente l’anfiteatro maggiore esso continuò a funzionare per molto tempo ancora. La scoperta di questo anfiteatro e il fatto che esso funzionasse contemporaneamente a quello maggiore dimostra che Puteoli è stata una colonia romana molto importante e centro di grande attrazione, conferma ne è il vaso di Odemira, appunto, che indipendentemente dal suo contenuto sembra avere le caratteristiche tipiche di un souvenir.

 

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